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Pubblicato il 04 Dicembre 2017

La felicità in ufficio. Gli austriaci sono i lavoratori più sorridenti

 

Esiste un legame strettissimo tra lavoro e felicità. Soprattutto perché trascorriamo la maggior parte della nostra vita sul luogo di lavoro.

A dimostrarlo ci sono diversi studi americani tra cui il World Happiness Report e il Gallup World Pool.

Entrando nel dettaglio dello studio emerge che sono i cosiddetti colletti bianchi a riportare i livelli più bassi di felicità in ogni regione del mondo. Insieme a loro, chi è impegnato in lavori usuranti, come i muratori, gli operai, i contadini, i pescatori, categorie che danno un punteggio di 4,5 sulla qualità della loro vita in una scala da 1 a 10. La ricerca analizza poi le emozioni che provano i lavoratori durante le loro giornate in ufficio, in fabbrica o altrove. Qui i colletti bianchi si rifanno e godono in generale di esperienze e stati emotivi più positivi (risate, sorrisi e momenti di divertimento). Mentre vivono meno quelli negativi, come rabbia, stress, e preoccupazione.

Ciò che sorprende è che le divergenze nel salario e nel livello di istruzione, come altre variabili, demografia o genere, non hanno un peso specifico sul quadro generale.

La ricerca di Gallup chiede agli intervistati di rispondere a una domanda specifica. “Siete soddisfatti del vostro lavoro?”. La percentuale di chi afferma di esserlo è più alta in Paesi come il Nord e Sud America, Europa, Australia e Nuova Zelanda. La nazione che registra la più alta percentuale di soddisfazione è l’Austria, seguita da Norvegia e Islanda.

Tra le variabili che determinano o meno la soddisfazione sul lavoro ci sono, oltre al salario:

  • la ricerca di un equilibrio tra vita e lavoro;
  • la formazione;
  • la sicurezza.

Infine, c’è un altro parametro che è anche uno dei più importanti nella valutazione finale, ed è il livello di coinvolgimento nelle attività aziendali. I lavoratori, per essere felici, hanno bisogno di sentirsi attivamente coinvolti nelle decisioni, cosa che succede nel 20% dei casi in media. Più alta la percentuale nei Paesi europei e più bassa in quelli asiatici.