formazione e innovazione
Pubblicato il 21 Maggio 2018

“Il lavoro si trasforma”: nelle aziende italiane c’è voglia di innovazione

Innovazione e formazione sempre più strategiche per il futuro delle imprese sia in Italia che nei mercati internazionali. Se è vero che il lavoro si trasforma così velocemente per via dell’innovazione tecnologica, allora anche la formazione deve sapersi trasformare altrettanto velocemente, adattandosi ai nuovi scenari di mercato, alle nuove forme organizzative, alle nuove forme di comunicazione.

A confermarlo è il Sondaggio FondItalia 2018, realizzato con ExpoTraining e Fiera Milano, da cui emerge che innovare e formare le proprie risorse rappresenta l’unica via per le imprese per competere nel mercato del lavoro (57,89% circa), aumentare produttività e fatturato (40,35%) e proteggere i lavoratori dal rischio occupazionale (70,18%) ma solo il 37,39% delle imprese innova costantemente e il 41,25% degli intervistati non ha mai sentito parlare del Piano Industria 4.0 o non sa bene di cosa si tratti.

Nelle aziende italiane il bisogno di innovazione e formazione è ormai fortemente sentito, si è consapevoli di come possano essere le strategie principali per affrontare il mercato, ma anche per ridurre il rischio di esclusione occupazionale. Esiste però ancora un forte “gap” tra quello che si vorrebbe e quello che concretamente viene fatto e sembra mancare una adeguata informazione.

Questo il dato saliente che emerge dell’annuale sondaggio realizzato da FondItalia, il Fondo Paritetico Interprofessionale per la Formazione Continua, in collaborazione con ExpoTraining ed ExpoLavoro&Sicurezza, la più importante manifestazione italiana sul mondo del lavoro e della formazione, e Fiera Milano e promosso dai media partner: Money.it; Radio Kiss Kiss – play everywhere; Economiapertutti.com; Uomo & Manager; HT – Human Training e Oipa Magazine.
Nello specifico, il 57,89% dei partecipanti al sondaggio ritiene che innovare sia l’unica via per competere nel mercato del lavoro nazionale ed internazionale ed il 40,35% pensa che innovare rappresenti una leva per aumentare produttività e fatturato.
Solo il 6,14% si mantiene scettico, ritenendo che sia solo un modo per automatizzare il lavoro (6,14%) e ridurre il personale (6,14%). Solo il 5,26% dichiara che l’innovazione possa rappresentare solo un costo per le imprese.

A fronte di questa grande fiducia verso l’innovazione, vista come una grande opportunità di crescita e permanenza nel mercato per le imprese, solo la metà degli intervistati dichiara che la propria azienda innova costantemente (37,39%) o almeno ogni anno (15,65%), mentre l’altra metà dichiara che nella propria azienda accade ogni 2/3 anni (pe il 13,04%), ogni 5 anni (per il 5,22%), raramente (per il 21,74%) o addirittura mai (per il 6,96%). Se consideriamo l’innovazione come un processo prima di tutto culturale dell’azienda, esso non può che essere continuativo e già innovare ogni 2/3 anni segnala un disastroso ritardo rispetto a scenari di mercato in continuo mutamento.

Se innovare significa soprattutto realizzare azioni capaci di rendere più snelle ed efficienti le strutture organizzative e produttive delle imprese, l’80,17% dei partecipanti al sondaggio ritiene che tutto ciò può aumentare la necessità, per le risorse umane che vi lavorano, di incrementare le competenze tecniche e trasversali.
Interessante segnalare che solo una percentuale molto bassa di intervistati (il 3,45%) vive l’innovazione come una minaccia, capace di sostituire la componente umana con la tanto temuta robotica.
Innovare richiede, invece, che le persone abbiano maggiori e costanti opportunità di formazione (per il 70,18%), conoscano le lingue (per il 31,58) e possiedano competenze legate al web (per il 21,68%) cosicché possano anche essere a riparo da rischi di esclusione occupazionale.

Tra le competenze web individuate come più utili, il marketing digitale (per il 46,90%) e la gestione dei social (per il 15,04%). Ancora poca considerazione invece per l’e-commerce, visto come strategico solo dal 7,96% degli opinionisti.

Una delle grandi opportunità di innovazione e formazione per le aziende, è certamente il Piano Industria 4.0, che mette a disposizione 13 miliardi di euro dal 2017 al 2020 per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi. Se ne è parlato molto, ma continua ad esserci un 25,44% degli intervistati che non ne ha mai sentito parlare ed un 15,79% che ne ha sentito parlare ma non ha approfondito l’argomento.
Il 58,77% che ne ha sentito parlare, ritiene che il Piano Industria 4.0 possa rappresentare un’opportunità per le imprese solo se ben gestito sia dal Governo che dalle imprese (per il 58,77%).
Solo il 7,02% lo ritiene uno spreco di energie e di denaro.

Sono ancora una volta gli enti di formazione (per il 26,32%) e le associazioni di impresa (per il 25,44%) i soggetti ritenuti più idonei per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi.
Solo il 35,40% degli opinionisti, infine, dichiara di conoscere ed usufruire delle opportunità di sostegno economico alla formazione fornite dai Fondi Interprofessionali, a fronte del 32,74% che le conosce ma non le ha mai utilizzate e del 31,86% che non ne ha mai sentito parlare.